Un viaggio interiore che attraverso i prismi dell’io e dopo un tortuoso percorso labirintico giunge a riversarsi nella parola narrata: è lo scenario, e il tema cardine, di Quando il viaggio, romanzo di Marta Celio uscito recentemente per i tipi di Macabor (pagine 70, euro 12). Si inizia
con alcune annotazioni diaristiche di una donna, che trascorre dei giorni in un convento dei salesiani, sui Colli Euganei. Ella sta tuttavia viaggiando, «a oriente di qualsiasi origine». La sua meta è oscura e carica di mistero quanto magneticamente attraente: «Ben presto mi resi conto che l’inizio, il vero inizio, era ancora più primigenio, più primitivo. Ad-venivadentro me stessa. Da quello stato di angoscia mista a perturbamento,
che tanto mi faceva prossima da un lato la mia stessa morte e il desiderio d’essa, quanto la voglia di vivere e scoprire, esplorare quel mondo
ab aeterno e ab initio a me estraneo e precluso». Nel secondo capitolo l’io narrante si ribalta e rinnova: chi scrive è uno psicoterapeuta, con numerosi anni di esperienza professionale alle spalle, che confessa il grave fallimento terapeutico su due pazienti, una morta suicida, l’altra uccisa dal marito…..continua (scarica pdf)