Federico Pinaffo interpreta il primo racconto, “Patavium quasi post first lockdown” (già anticipato nel numero di gennaio della rivista internet “Fare Voci”).
GLI ALTRI VEDONO IL CLOWN di Enrico Grandesso
prefazione di Laura D’Angelo
Gli altri vedono il clown è un’opera dove la volontà di rappresentazione coincide con una sapiente costruzione narrativa, in cui mascheramento e rivelazione sono in contrapposizione costante. In questi nove racconti, che lo scrittore ambienta in Italia dagli anni Ottanta ai nostri giorni, ci ritroviamo infine reduci dalla pandemia e da quelle grandi e piccole tragedie collettive che sconvolgono ambienti e scenari. Tra l’io e il mondo, colpi di scena e ironia, la società assordante e il suo doppio. Con un finale a sorpresa.
Campanotto editore
In copertina: Giacomo Anderle, “Antoine”, in “Et voilà, le cirque pot-pourri” Compagnia Finisterre Teatri, MoniQue Foto, Monica Condini, 2001

“Sul tema dell’identità, che si salda alla riflessione della percezione ingannevole della realtà, ruotano i nove racconti della raccolta “Gli altri vedono il clown” di Enrico Grandesso (Campanotto editore). L’ambito individuale e quello collettivo si intersecano nelle vicende narrate, calate in un quotidiano su cui incombe l’imprevisto, spesso di una drammaticità tale da mettere a dura prova l’individuo…. dalla penna di Grandesso, critico letterario e giornalista, è scaturito un libro originale e colto.”.
Monica Florio, “L’esistenza tra finzioni e maschere”
www.avantionline.it, 7 marzo 2025
“Il senso dell’insieme del libro credo che si possa identificare in un percorso a ritroso, per qualche aspetto angosciante ma certamente realistico, dal presente al passato, o per meglio dire da come siamo (spesso: scissi, nevrotici, delusi: e non solo a causa della pandemia, che evidentemente non ha aiutato) a come eravamo, quando si poteva sognare, magari ingenuamente, un’Italia da ricostruire migliore.”.
Nicola Cetrano, “Nove racconti per la seconda prova narrativa di Enrico Grandesso:
ecco “Gli altri vedono il clown”
www.ildolomiti.it, 21.03.25
” E’ una raccolta di racconti, ma con una storia – quella di René. che in queste pagine si sviluppa e si ripresenta, intersecando in qualche modo le altre storie raccontate, costruendo così un lavoro ancora più definito ed articolato. Capace di creare un’identità a cui appartenere, e a cui Enrico Grandesso con una scrittura brillante coinvolge il lettore, con una leggerezza illuminata che anima il suo scrivere.
Tutti i protagonisti di queste storie sono in movimento, in treno o in macchina, in bicicletta, ma anche nel tempo. Il tempo della loro crescita.”.
Giovanni Fierro, “Nei tempi di adesso”, “Fare Voci”, aprile 2025
(alla recensione segue un’ampia intervista con l’autore)
“Questi racconti di Enrico Grandesso hanno una sapienza cechoviana. FulmInei ma eloquenti, lucidi e insieme sottilmente ironici. Il minimalismo delle situazioni rappresenta solo un approdo roccioso dal quale aprirsi al mare aperto. Infine, singolare e dunque da rimarcare è la capacità di mettere in relazione dinamica i luoghi con i personaggi. Stazioni, angoli di città e valli interagiscono con efficacia impressionistica con i protagonisti delle storie”.
Pasquale Vitagliano, Note critiche apparse il 27 aprile 2025 nel blog “La poesia e lo spirito”,
precedono la pubblicazione del racconto “Tante cose”;
www.lapoesiaelospirito.it
“Finito il primo lockdown per la pandemia da covid – 19 (quello della primavera 2020), dopo settimane di confinamento nelle nostre abitazioni, quasi abbiamo faticato a ritrovare i ritmi della normalità di prima. Con poche, rapide pennellate, nelle tre pagine scarse del primo dei nove racconti della raccolta Gli altri vedono il clown (prefazione di Laura D’Angelo), Enrico Grandesso rende efficacemente il senso di miracolo per la recuperata libertà. Sono racconti ambientati in luoghi e momenti storici diversi (dagli anni Ottanta ai giorni nostri, con un’eccezione per l’ultimo)… altri testi si librano felicemente tra comicità, ironia e sarcasmo… nel volume Grandesso ha unito racconti diversi per temi, stili, strutture. Ne risulta una raccolta variegata, che proprio in tale assortimento trova una delle ragioni della propria riuscita”.,
Roberto Carnero, “Enrico Grandesso Racconti come mappe della storia”, “Avvenire”, 21.05.25
(pubblicati con l’autorizzazione degli scriventi)
“I tuoi racconti mi piacciono proprio. In particolare Di chi? Mi ha riportato ai miei vent’anni passati tanto in treno… mi hai risvegliato suoni, odori, volti, voci, ricordi… pazzesco!”. Giacomo Anderle, attore e clown, 16 febbraio 2025
“Si tratta di una raccolta di racconti, che spazia nel tempo (dagli anni ’80 ai nostri giorni). Da una prima lettura, ho potuto constatare la ricercatezza linguistica, per nulla scontata, che fa della narrazione un pregevole abbraccio. E ancora, per ogni tempo, l’autore ha scrupolosamente inserito i termini gergali più in voga, contribuendo con ciò a creare le atmosfere “di quegli anni”. La lettura è scorrevole, i testi coinvolgenti, il titolo della raccolta emblematico. Quante persone riescono a sintonizzarsi con la nostra essenza, percependo anche i momenti bui? Forse, troppo poche. Meglio accontentarsi di ciò che appare…”.
Giorgia Catalano, attrice, speaker radiofonica e scrittrice, postato su facebook il 20 febbraio 2025
“With all that is happening around you have sent in the clowns with your entertaining but meaningful short stories! Congrats Enrico”.
Edda Nella, English Teacher, 3 marzo 2025
“Ho letto un primo racconto e dopo qualche giorno in un fiato gli altri otto. Mi sono perso dove Enrico o lo scrittore oppure un altro si è fatto guardare. Così ho attraversato il libro “Gli altri vedono il clown” non sapendo chi vedere se non l’umanità che nel presente vive e comunica.”.
Alessio Kogoj, attore e regista teatrale, 21 marzo 2025
“Ciao prof, finalmente ho avuto modo di leggere il suo libro! La lettura mi ha profondamente colpita. Ho trovato il racconto estremamente coinvolgente, sebbene a tratti complesso, ma sempre in grado di suscitare riflessioni significative. Mi ha ricordato quel periodo buio delle pandemia, e solo ora, facendo mente locale, mi rendo conto di quanto velocemente sia trascorso quel tempo: ben cinque anni. La parte che ho preferito del libro è stata quella dell’incontro tra Rossella e Kledi.”.
Alessia Frizzera, già mia allieva alle superiori e ora studentessa universitaria,
2 aprile 2025
“Un piccolo capolavoro di Grandesso che ci ha regalato una magnifica prova narrativa: uno stile dalla levità profonda di Berto, la freschezza di Brizzi, la magia di Achille Campanile. Questi racconti scorrono nei loro personaggi, velocemente, come nelle nostre più intense giornate. Difficile non scorgere in questo scrittore un inedito esploratore delle società al contempo eleganti e colloquiali, popolari e nobili.”.
Angelo Tore, docente di Lingua e Letteratura tedesca alle scuole superiori,
7 aprile 2025
“Enrico, brillante e colta la tua nuova creazione. Interessanti i protagonisti, le “tante cose”, il movimento e la veloce trasformazione, la realtà e l’aspettativa, il vuoto e l’impulso di ricominciare. Tante situazioni in questo libro che si legge con l’entusiasmo di chi attende per essere proiettato a comprendere il senso della propria vita”.
Eliana Garbin, avvocato
26 maggio 2025