Queste riflessioni nascono da trentacinque anni di insegnamento all’Università e alle scuole superiori e da ventitré anni di rivisitazione del tema in corsi d’aggiornamento per docenti. Non si è troppo pessimisti se si definisce oggi la poesia, in Italia, questa sconosciuta: un’enorme percentuale di studenti diplomati è poeticamente semianalfabeta, cioè non legge più un libro di poesie per il resto della sua vita. E a dire il vero, anche chiedendo qua e là tra i docenti di lettere e di lingue, non si hanno spesso risposte esaltanti… Eppure nella nostra lingua hanno scritto Dante e Ariosto, Foscolo e Leopardi, Rebora e Montale. Perché dunque? E’ possibile porvi rimedio? Ma soprattutto, è possibile trasmettere meglio nelle lezioni la musica, le immagini, il segreto dei versi?
Questo saggio tenta di fornire, se non delle soluzioni, quantomeno dei suggerimenti. Si riprende qui con variazioni un testo del 2015, “Ma tu mortal non sei”: annotazioni sulla didattica della letteratura e, in ispecie, della poesia che conclude il mio volume Nello specchio delle parole (Marsilio editore). Come allora, il testo è stato pensato in forma di lettera aperta ad un giovane professore neolaureato. Benché scritto prima dell’emergenza covid19, molti suoi spunti risultano validi anche per la didattica in DAD.
La lettura interpretativa è di Federico Pinaffo.

N.B. Questo audiovideo contiene la prima parte del saggio. La seconda parte verrà postata tra sette giorni.